…in the bush-lands…

Il 13 luglio abbiamo poco tempo, vogliamo vedere piu’ cose possibili, la macchina consuma poco (e va di conseguenza, ma tanto piu’ dei 100 non si puo’ fare)… insomma ancora una volta per andare a Sud abbiamo deciso di tagliare a Ovest. Vi assicuro, ad ogni buon conto, che ogni deviazione in Nuova Zelanda non vi lascia mai insoddisfatti, il paesaggio cambia di continuo e vi fa pensare di aver fatto il giro del mondo in poche centinaia di kilometri.

Aotearoa sembra il riassunto di tutta la Terra, solo con qualche pecora in piu’ rispetto alla media. Pertanto, ancora graziati da un po’ di sole, ce la siamo presa comoda, fermandoci ad ogni “Scenic Point” (dei comodi parcheggi per turisti posizionati in posti chiave per foto panoramiche, ce ne sono di continuo). La foresta dei kauri era il punto forte del nostro 13 luglio; si tratta di una grande foresta che e’ cio’ che rimane dell’immensa foresta disboscata nei secoli, fino agli anni ’50 quando i kiwi anno detto basta. I kauri sono degli alberi dal legno IMHO non eccezionale (per di piu’ sono talmente delicati che se gli pesti le radici muoiono…mah), ma in grado di raggiungere dimensioni, sia in altezza che in diametro, veramente ragguardevoli; venivano pertanto utilizzati per la costruzione delle grandi canoe di guerra dei Maori. Ad oggi l’attrazione principale e’ un kauri di circa 2000 anni, con un tronco di 5 metri di diametro: veramente impressionante a vederlo dal vivo. Dopo aver visto il Vecchio Ent della Foresta, ed aver fatto una litigatina su cose importanti come “se fai la foto con il cordino davanti all’obiettivo poi viene male”, abbiamo cercato di accellerare un po’ il ritmo di marcia; anche cosi’ facendo, avvicinandosi a Wangamata, oramai si era fatto buio pesto (dannato inverno del Sud!) ed io avevo una vaga preoccupazione su quanta benzina restava nel serbatoio. Con 6/7 ore di viaggio a sinistra sulle spalle, abbiamo finalmente raggiunto un distributore di benzina a Wangamata e la signora distributrice ci ha anche gentilmente rilasciato informazioni su come raggiungere il nostro albergo dal nome inquietante che cominciava con “Bush-lands”… quindi dopo un campo da golf ed una scuola gira a destra, poi dritto sulla strada fino a che praticamente ci sbatti contro. Sembrava facile, ed effettivamente lo era, solo che quando guidi una lattina coreana e nella notte neozelandese capisci che devi attraversare un “ford” non e’ carino scoprire che ford in inglese significa GUADO! A quel punto non ti resta che raccogliere tutto cio’ che hai imparato al Motor Show su come si guida un fuoristrada attraverso un guado e gettare il cuore e l’alluminio oltre l’ostacolo. La sorte non ci e’ stata avversa e siamo infine arrivati al tanto sospirato albergo. Effettivamente la Fede ha avuto un ultimo momento di sconforto quando si e’ resa conto che l’albergo da fuori sembrava piu’ che altro la casetta di Hansel e Gretel, ma la dolce accoglienza di Petra (immigrata tedesca in New Zealand) ci ha scaldato il cuore e ci siamo trovati catapultati finalmente in una luna di miele illuminata da una stupefacente Via Lattea, nella notte dell’emisfero Sud.

Bene, per oggi si e’ fatto tardi e per di piu’ stasera, come ultima sera in Polinesia, ci siamo bevuti acqua gasata San Benedetto a 7 euro la bottiglia ed un Gewurtztraminer da 45 euro, quindi credo che andro’ in camera a vedere se riesco a non pensarci. Se volete sapere come ho convinto Federica ad arrivare alle cascate di Wangamata, rimanete sintonizzati! Iaoranaaa!

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